Monastero Basiliano SS.Salvatore della Placa
A
Castiglione i bizantini che durante tre secoli e più avevano
posseduto il territorio senza interruzione, avevano convertito la popolazione
locale rafforzando la lingua greca con la religione.
Nel periodo arabo i monaci basiliani arroccati nelle alture rocciose avevano conservato il ricordo della vecchia dominazione, gli arabi a loro volta avevano rivitalizzato l’economia. A Castiglione in quel periodo si trovavano cristiani siculi, greci, musulmani e israeliti. Il geografo arabo Idrisi così descrive Castiglione ”Quastellum è alto di sito,fortissimo, prospero,popoloso,ed ha de’ mercati (ne’ quali molto)si compera e (molto) si vende” .In quel periodo gran parte dei territori appartenenti oggi ai comuni di Roccella,Moio,Malvagna e Francavilla facevano parte di Castiglione, successivamente furono ceduti per la formazione di questi stessi Comuni. L’abate dell’ordine di S.Benedetto storico e topografo Vito Amico nel suo “Dizionario topografico della Sicilia” nella descrizione di Castiglione scrive “ E’ da annoverarsi tra gli illustri S.Chremes dell’Ordine di S.Basilio,fondatore del Monastero del S.Salvatore di Placa.”Anche per altri storici la nascita del Santo viene collocata nel periodo musulmano, per tradizione si ritiene fosse cittadino Castiglionese.
Nel periodo arabo i monaci basiliani arroccati nelle alture rocciose avevano conservato il ricordo della vecchia dominazione, gli arabi a loro volta avevano rivitalizzato l’economia. A Castiglione in quel periodo si trovavano cristiani siculi, greci, musulmani e israeliti. Il geografo arabo Idrisi così descrive Castiglione ”Quastellum è alto di sito,fortissimo, prospero,popoloso,ed ha de’ mercati (ne’ quali molto)si compera e (molto) si vende” .In quel periodo gran parte dei territori appartenenti oggi ai comuni di Roccella,Moio,Malvagna e Francavilla facevano parte di Castiglione, successivamente furono ceduti per la formazione di questi stessi Comuni. L’abate dell’ordine di S.Benedetto storico e topografo Vito Amico nel suo “Dizionario topografico della Sicilia” nella descrizione di Castiglione scrive “ E’ da annoverarsi tra gli illustri S.Chremes dell’Ordine di S.Basilio,fondatore del Monastero del S.Salvatore di Placa.”Anche per altri storici la nascita del Santo viene collocata nel periodo musulmano, per tradizione si ritiene fosse cittadino Castiglionese.
Il Conte
Ruggero grazie all’aiuto della popolazione cristiana conquistò la Val Demone ,presentandosi
come il liberatore premiando la fede dei
monaci basiliani, fondò molti monasteri rilasciando molti privilegi a favore dei Cernobiti basiliani.
Il Sardo dice che circa l’anno 1082 il G. Conte Ruggero il Normanno, andando trionfalmente col suo esercito da Taormina a Troina nell’attraversare questa valle, conobbe l’anacoreta Cremete che faceva vita aspra, solitaria e viveva in una spelonca sperduta nei boschi della Placa. Il Gran Conte restò sorpreso ed ammirato delle virtù di costui e fin da quel momento l’ebbe in concetto di Santo. Ordinò gli si fondasse in quel posto stesso ( concedendogli tutti i boschi e le annesse pianure) un chiostro di basiliani del quale il Cremete ebbe affidata la direzione e fu il primo abate (l’Abate del convento faceva parte del braccio ecclesiastico e prendeva parte ai parlamenti del Regno al pari dell’abate della SS.Trinità di Castiglione). Non esistevano nelle vicinanze di quel feudo altri centri abitati all’infuori della città di Castiglione; Ruggero dispose con suo privilegio, che alcuni uomini di Castiglione fossero prestati alla costruzione del monastero. Gli affidò, inoltre, quattro famiglie arabe dimoranti a Taormina (quali ascrittizzi) affidando a loro la coltura dei campi.
Il monastero che in seguito servì al mantenimento di altri monaci che si unirono a Cremete a far vita comune sotto la regola di S.Basilio Magno, aveva tra gli altri il privilegio di essere abbazia Reale non soggetta a giurisdizione vescovile.
Il Sardo dice che circa l’anno 1082 il G. Conte Ruggero il Normanno, andando trionfalmente col suo esercito da Taormina a Troina nell’attraversare questa valle, conobbe l’anacoreta Cremete che faceva vita aspra, solitaria e viveva in una spelonca sperduta nei boschi della Placa. Il Gran Conte restò sorpreso ed ammirato delle virtù di costui e fin da quel momento l’ebbe in concetto di Santo. Ordinò gli si fondasse in quel posto stesso ( concedendogli tutti i boschi e le annesse pianure) un chiostro di basiliani del quale il Cremete ebbe affidata la direzione e fu il primo abate (l’Abate del convento faceva parte del braccio ecclesiastico e prendeva parte ai parlamenti del Regno al pari dell’abate della SS.Trinità di Castiglione). Non esistevano nelle vicinanze di quel feudo altri centri abitati all’infuori della città di Castiglione; Ruggero dispose con suo privilegio, che alcuni uomini di Castiglione fossero prestati alla costruzione del monastero. Gli affidò, inoltre, quattro famiglie arabe dimoranti a Taormina (quali ascrittizzi) affidando a loro la coltura dei campi.
Il monastero che in seguito servì al mantenimento di altri monaci che si unirono a Cremete a far vita comune sotto la regola di S.Basilio Magno, aveva tra gli altri il privilegio di essere abbazia Reale non soggetta a giurisdizione vescovile.
Si racconta
che il diavolo venne un giorno a tentare la santità di frate Cremete” se tu sei
santo, e se hai fiducia nel tuo Dio-avrebbe detto il demonio- buttati dall’alto
di questa rupe senza farti male” il santo uomo per umiliare lo spirito del
male,si precipitò dalla parte più alta della rupe,
restò illeso e nel posto in cui andò a battere il suo corpo scaturì una
fonte, chiamata da allora in poi la fonte di San Cremete. E’ stata raccontata
così per nascondere una brutta pagina della storia dei primi confratelli del
monastero ,infatti con l’andare del tempo, alcuni discepoli trovarono dura e insopportabile la disciplina
del Maestro, spinti da Infernale audacia
si disfecero del santo uomo spingendolo dall’alta e scoscesa rupe sulla quale sorgeva
il convento.
Il Santo per l’altezza del precipizio doveva farsi in minutissimi frantumi ma sorretto certamente dagli angeli rimase miracolosamente illeso dalla caduta e restò impressa l’impronta del suo piede nella roccia che toccò .
Cremete, dotato di quella mirabile pazienza, propria dei santi, offerse a Dio l’affronto mortale che il maligno spirito aveva suggerito ai suoi discepoli e come se nulla fosse avvenuto , animato dallo stesso zelo spirituale, regime della comunità, raccolse un fascio di legna e con esso tranquillo e con la sua consueta mansuetudine rientrò nel monastero.
Il Santo per l’altezza del precipizio doveva farsi in minutissimi frantumi ma sorretto certamente dagli angeli rimase miracolosamente illeso dalla caduta e restò impressa l’impronta del suo piede nella roccia che toccò .
Cremete, dotato di quella mirabile pazienza, propria dei santi, offerse a Dio l’affronto mortale che il maligno spirito aveva suggerito ai suoi discepoli e come se nulla fosse avvenuto , animato dallo stesso zelo spirituale, regime della comunità, raccolse un fascio di legna e con esso tranquillo e con la sua consueta mansuetudine rientrò nel monastero.
Tela conservata a Randazzo nella Chiesa di SS.Salvatore, S.Basilio che detta la regola a San Cremete e confratelli |
I frati
atterriti dalla figura che a prima vista ritennero un’apparizione fantastica, cercarono di
sottrarsi a quella visione la cui
dolcezza li fulminava. San Cremete però li richiamò intorno a se con premura ed
affetto e dimenticò l’attentato subito,
esortandoli a cambiare vita li perdonò e li abbracciò tutti. I frati pentiti e
ammirati da tanta mansuetudine piansero di umiliazione e tenerezza insieme.
Sul letto di
morte, diede dei saggi consigli quali l’osservanza scrupolosa della regola e impose inoltre per precetto di ubbidienza di
seppellire sotto i gradini dell’ingresso del tempio la sua spoglia mortale perché fosse calpestata dai
fedeli che entravano nella chiesa.
Una sorgente scaturì miracolosamente dove fu inumato il suo santo corpo; quell’acqua fu ritenuta prodigiosa per le molti guarigioni che operò alle persone che la bevevano. (Dal Cajotani: Sanctis Siculis)
Una sorgente scaturì miracolosamente dove fu inumato il suo santo corpo; quell’acqua fu ritenuta prodigiosa per le molti guarigioni che operò alle persone che la bevevano. (Dal Cajotani: Sanctis Siculis)
Tomba del Santo secondo la descrizione |
Tomba del Santo |
Camillo
Filangeri in “Monasteri Basiliani di Sicilia” scrive “ All’inizio è un
monastero dotato di giurisdizione propria ,nel 1131 è sottoposto
all’archimandritato del Santissimo Salvatore di Messina,nel 1133 dipende
dall’archimandritato ma rimane autodespota,Nel 1338 ospita 6 monaci nel 1336 7
monaci ,nel 1448/1449 viene venduto il feudo di S.Paolo che apparteneva al
monastero ,nel 1457 è commendatario Giacomo Barbo l’abate ha diritto di voto
nel parlamento siciliano”
Su “Notizie
Storiche di Motta Camastra e della Valle dell’Alcantara” l’avv. Grassi scrive “… essi furono ordini emanati in Castiglione
dal 6 al 13
settembre 13 56 da Federico III durante il suo soggiorno nella
Civitas Animosa. … pertanto il re da Catania erasi condotto in Castiglione
insieme con la principessa Eufemia Artale di Aragona ed altri magnati per
ridurre in pace Randazzo, Francavilla ed altre terre. Il primo decreto col
quale il re si rese accetto ai paesi della Valle dell’Alcantara fu un bell’atto
di giustizia reso al priore e ai frati del monastero del S.Salvatore della
Placa ordinando agli uffiziali di Randazzo, Castiglione, Francavilla e
Calatabiano che detto priore e detti frati fossero posti in possesso dei beni
esistenti in tali terre spettanti al monastero del SS.Salvatore. Era infatti
avvenuto che l’abate Anikio, ribellandosi alla regia autorità, dopo di avere
raccolto le vettovaglie della nuova produzione nel fortilizio del monastero stesso,
aveva scacciato i frati e il priore senz’apprestar loro aiuto e riducendoli
all’inopia. Tal decreto porta la data 6 settembre 13 56".
Lo storico e
topografo catanese Vito Amico ci fa sapere che ai suoi tempi il monastero di
S.Salvatore della Placa era commendato a Giambattista Vaccarino, matematico
valentissimo, che occupava il XXX posto nel parlamento generale, aggiungendo
che anche fin ai suoi tempi vi dimorarono i basiliani, i quali si spostarono nell’abitato del vicino paese di Francavilla perché il loro monastero cadeva di giorno in giorno in totale rovina e col proposito di costruire un nuovo cenobio.
Ciò che non fu possibile perché gettate le fondamenta e datisi già a
innalzare le fabbriche a lato della chiesa di S.Maria del Rosario, essendo disgustati
dalle minacce di alcuni signori ,vennero a Castiglione,allogiandosi
temporaneamente nel Castello chiesero di fondare nelle vicinanze di esso un nuovo convento ma
la loro proposta fù inopportunamente respinta. Nel 1770 col permesso di Re
Ferdinando III, si stabilirono a
Randazzo,dove furono ben accetti e vi eressero un grandioso
monastero,fermandosi definitivamente. Nel
XVIII sec monsignore Ciocchis decretò
che il territorio passasse definitivamente a Francavilla. In questa
città, S.Cremete era compatrono assieme a Santa Barbara,le reliquie dei due
santi erano custodite dai monaci ed esposte ai fedeli nelle festività a loro
dedicate.Le pregevolissime opere assieme
ad una tela settecentesca sono ancora oggi custodite a Randazzo.Quello
dei Basiliani è sicuramente uno dei primi ordini presenti nell’Alcantara,
un loro monastero doveva trovarsi sulle rive del fiume ,difficilmente sulla placa
perché era una via troppo impervia e non
c’era motivo prima dell’arrivo degli arabi di scegliere quel sito,inoltre non ci sono tracce di edifici antecedenti alla
fondazione del monastero, è molto probabile anzi direi certo che S.Cremete
celebrasse i riti religiosi nella cuba di Malvagna e nella chiesetta di Santa
Maria la Scala e successivamente in qualche chiesa di Francavilla forse
l’odierna dedicata a S.Biagio.
Durante il
periodo di soggiorno di Federico III a Castiglione furono emanati diversi
provvedimenti riguardo le città
dell’Alcantara, anche riguardo Motta Camastra che nei documenti viene nominata
sia Motta S. Michele sia Motta della
Placa per differenziala da Motta di
Catania. L’Avv.Grassi ci riferisce che
non ci sono documenti che colleghino Motta
Camastra a S.Salvatore della Placa. La
Placa era il nome più antico usato per Motta Camastra,il nome “Placa” deriverebbe
dalla stessa parola di origine greca “pietra piatta”. Anche il nome della
contrada “Crimisia” sempre secondo il Grassi
avrebbe origine pre ellenica, la colllega a Crimisia di Erice. Da un
racconto fattomi da don Virzì padre Salesiano di Randazzo di cui non ho trovato
scritti, si evince che quando i monaci Basiliani hanno lasciato Francavilla i
loro averi sono stati motivo di contesa .Dato che i Santi erano diventati loro
patroni, Francavilla chiedeva che le
reliquie e i beni del monastero rimanessero in parte a Francavilla ,la disputa
andò a finire davanti all’ autorità ecclesiastica di Messina che sentenziò un verdetto
Salamonico come le due mamme che si erano presentate a Salamone per avere il
proprio figlio ma il
bambino in questione non si poteva dividere perché era vivente mentre le reliquie invece si. Le reliquie del Santo e i loro
beni ,andarono con i monaci stessi
,invece quella di Santa Barbara fu divisa in due, una parte
rimase nel reliquiario dei monaci, una parte rimase nella chiesa di Francavilla.La
tradizione vuole che la bella statua di Santa Barbara sia stata ospite a
Castiglione nell’ononima chiesetta a lei dedicata ma ha preferito lei stessa
spostarsi.
Morì assai venerato, nella solennità del titolare della chiesa monastica e dell'intero Archimandritato messinese, il 6 agosto 1116, giorno in cui è ancora ricordato.
Morì assai venerato, nella solennità del titolare della chiesa monastica e dell'intero Archimandritato messinese, il 6 agosto 1116, giorno in cui è ancora ricordato.
Pregevolissimo busto reliquiario di San Cremete(conservato a Randazzo) |
Pregevolissimo busto reliquiario di Santa Barbara(conservato a Randazzo) |
"...il monastero del Salvatore cognominato della Placa,dell’ordine di S.Basilio,fondato dalli Normanni sopra un’altissima rupe da ogni parte cinta di dirupate ripe di stupenda altezza, dove per un solo passo dalla parte di ponente si può andare…"(Filoteo degli Omodei)
documento del Conte Ruggero della fondazione del monastero di San Salvatore della Placa,dove per la prima volta viene nominato il nome di Castiglione come Castrileonis |
documento in cui il capitano di Castiglione era anche il Capitano del forte del San Salvatore della Placa |
Rocco Pirri |
entrata del monastero |
lato nord |
Chiesa e residenza dei frati |
resti del monastero |
copyright-Tizzone Giuseppe
Sono stati usati testi di:
_Vito Amico , “Dizionario topografico della Sicilia”;
_Camillo Filangeri , “Monasteri Basiliani di Sicilia” pag.21;
_l’avv. Grassi, “Notizie Storiche di Motta Camastra e della Valle dell’Alcantara”, pag. 72-73-74-75;
_Vincenzo Sardo Sardo, " Castiglione città demaniale e città feudale" pag. da 223 a 229,da 233 a 234 e 263-264
_Giulio Filoteo degli Omodei "Descrizione della Sicilia",pag 73
_Rocco Pirri,Notitiae Siciliensium ecclesiarum
_Padre Alessio Jeromonaco, I Santi Italo-greci dell'Italia Meridionale, pag.91
_Rocco Pirri,Notitiae Siciliensium ecclesiarum
_Padre Alessio Jeromonaco, I Santi Italo-greci dell'Italia Meridionale, pag.91